Energie alternative: fusione fredda cercasi

Energie alternative: fusione fredda cercasi. Continuano in tutto il Mondo gli studi tesi a verificare la possibilità di produrre energia mediante trasmutazioni nucleari di tipo “Lenr”, “Low Energy Nuclear Reactions”. Si inseriscono in tale contesto anche le analisi che sta portando avanti il laboratorio italiano Prometheus, operante all’interno del parco scientifico bergamasco “Kilometro Rosso”

energie alternative: fusione fredda

Gli Egizi lo chiamavano “Bennu”, i Greci “Phoînix” e i Latini “Phoenicis”, vocabolo poi italianizzato con il termine “Fenice”. Comune a tutte le denominazioni, il riferimento di fondo, a un pennuto di origini divine in grado di controllare il fuoco e di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Rappresentato ora quale aquila, ora quale airone ma anche quale pavone o fagiano, era venerato in quanto simbolo di energia e prosperità oltre che del sole che sorge e tramonta. Come molti personaggi che affollano le varie mitologie ovviamente nessun mortale ha mai toccato con mano la bestiola in questione, ma essendo stata oggetto di trattazioni avanzate da storici e poeti del calibro di Erodoto e Ovidio, nessuno ne ha mai messo in dubbio l’esistenza.

Una situazione del tutto analoga a quella proposta dal non mitico “Sacro Graal” e, in tempi recenti, dalla cosiddetta “fusione fredda”, tecnologia che secondo i suoi sostenitori una volta messa a punto potrebbe risultare fonte pressoché infinita e pulita di energia. Permetterebbe infatti di riprodurre le fusioni nucleari in essere all’interno del Sole  realizzandole a pressioni e a temperature vicine a quelle ambientali.

Chiaro che se tale possibilità si concretizzasse si risolverebbero tuti i problemi di approvvigionamento energetico attualmente in essere e non è un caso se l’interesse scientifico nei confronti della tecnologia risale al 1926, quando il chimico austriaco Friedrich Adolf Paneth e il radiochimico K. Peters, pubblicarono un lavoro su una presunta trasformazione spontanea dell’idrogeno in elio per effetto di una catalisi nucleare attuata a temperatura ambiente e agevolata dalla presenza di palladio in veste di catalizatore. I due successivamente affermarono che certi loro dati erano sbagliati, ma l’anno dopo lo scienziato svedese J.

Tandberg affermò di aver ottenuto una miscela di idrogeno in elio all’interno di una cella elettrolitica dotata di elettrodi in palladio, cosa che avviò ulteriori studi. in materia dando luogo a quella che oggi potrebbe definirsi la saga della fusione fredda. Il tema ha in effetti diviso in due schieramenti contrapposti tecnici e scienziati, divisi fra i sostenitori della possibilità di dar corso alla tecnologia a quelli che invece la considerano solo un’utopia. La diatriba non ha inoltre mancato di assumere anche aspetti romanzeschi, soprattutto quando sul tema si sono cimentati media e Magistrature, ma oggi è fortunatamente tornata a svilupparsi sulla base di confronti tecnici oggettivi basati sulla possibilità di dar luogo a trasmutazioni di alcune specie atomiche in altre quale risultato di reazioni nucleari a bassa energia, in inglese “Low Energy Nuclear Reactions” e in sigla “Lenr”.

Di fatto, reazioni nucleari indotte da interazioni elettrodeboli fra neutroni che si verificano a temperature e pressioni non elevate e sulla base di modello fisico standard. A differenza delle reazioni di fusione e fissione, non producono reazioni nucleari a catena risultando comunque in grado di dar luogo a energie uscenti dai reattori all’interno dei quali si verificano le trasmutazioni superiori a quelle entranti.

Proprio sui reattori e in particolari sulla possibilità di mettere a punto mini-reattori imbarcabili anche su autovetture, treni o camion o fruibili per alimentare un’abitazione, sta lavorando laboratorio italiano Prometheus, operante all’interno del parco scientifico bergamasco “Kilometro Rosso”. Facente capo a un’omonima società e operando in collaborazione con enti esterni di prestigio quali, per esempio, il Politecnico di Milano, Prometeus punta a realizzare un sistema basato sull’utilizzo di elettricità e acqua salata per generare lavoro meccanico, calore e idrogeno verde, senza dover ricorrere a combustibili fossili o elementi radioattivi. Al momento il Laboratorio non ha diramato alcuna descrizione tecnica o funzionale del sistema in studio limitandosi a sottolineare che non darebbe luogo a emissioni carboniose e non emetterebbe scorie, materiali tossici o radiazioni risultando del tutto modulare, nel senso che affiancando più reattori si potrebbero produrre i quantitativi di energia necessari per far fronte alle diverse applicazioni.

Titolo: Alla ricerca della fenice

Autore: Redazione

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